Mušič (Boccavizza, 1909 – Venezia, 2005) nacque in una famiglia di lingua slovena nel villaggio di Bukovica/Boccavizza presso Gorizia (allora parte della Contea di Gorizia e Gradisca), AU, oggi Slovenia. Dopo aver terminato gli studi all’Accademia dell’Arte di Zagabria nel 1934, Mušič cominciò la sua carriera con lunghi viaggi (1935 – 1940), trascorrendo alcuni mesi (tre) a Madrid, a Curzola; visse a Maribor, e Lubiana prima di stabilirsi a Trieste e a Venezia (ottobre 1943) dove sposa Ida Barbarigo Cadorin (settembre 1949) che considererà per tutta la vita la sua unica musa ispiratrice. Nel novembre 1944, durante la seconda guerra mondiale, fu deportato nel campo di concentramento di Dachau, dove riuscì a ritrarre segretamente la vita del campo in circostanze estremamente difficili e pericolose. Ventiquattro disegni di Mušič firmati e datati Dachau 1945, che testimoniano la vita e la morte nel campo di concentramento, sono stati recentemente rinvenuti e sono attualmente raccolti nel Museo Revoltella di Trieste e rappresentano la più cospicua serie di disegni di Mušič sul tema della deportazione.
Dopo la sua liberazione, avvenuta nel 1945, Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverrano un soggetto tipico, assieme alle serie delle Zattere e di San Marco. Mušič fece ritorno a Lubiana, da cui passò a Gorizia, in Istria (Pinguente) e a Venezia, dove vinse il premio Gualino alla Biennale del 1950. In questo periodo Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da Campigli. Nel 1951 gli fu assegnato, insieme al pittore italiano Antonio Corpora, il Premio Parigi, organizzato a Cortina d’Ampezzo dal Centro culturale italiano di Parigi su consiglio di Campigli e Severini che gli permise di stabilirsi nella capitale francese con uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio UNESCO alla Biennale veneziana (1960). Dopo aver ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro grafico, a partire dagli anni sessanta i motivi organici di Mušič divennero sempre più astratti e le sue composizioni abbandonarono i canoni della tridimensionalità.
Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), con particolare menzione delle mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992).
La produzione di Zoran Mušič è stata onorata in numerosissime esposizioni internazionali, e a tutt’oggi le sue apprezzatissime opere sono conservate nei più importanti musei del mondo, principalmente in Italia, Slovenia, Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti, tra cui la Galleria Nazionale di Ljubljana, la Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, il MAMbo – Museo d’arte moderna di Bologna, il MoMa di New York, il Louvre di Parigi, The Metropolitan Museum of Art e Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia.