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Mostra prorogata e video di presentazione

Dato il grande successo di pubblico e di critica, la mostra “Firenze dagli anni ’50 del Novecento ai nostri giorni”, è stata prorogata fino al 31 luglio. Se non siete riusciti a venire a visitare l’esposizione, vi segnaliamo il video di presentazione di una mostra che non vuole essere una rassegna esaustiva di artisti fiorentini, ma vuole indagare e mettere in relazione tra loro le avanguardie che hanno costellato il panorama artistico del capoluogo toscano e che hanno lasciato il segno nell’arte contemporanea.

Partiamo con il gruppo “Arte d’Oggi”, qui rappresentato da Vinicio Berti, Gualtiero Nativi, Mario Nuti e Alvaro Monnini, tra i firmatari nel giugno del 1950 del Manifesto “Una poetica dell’astrattismo”, detto anche dell’“Astrattismo Classico”, edito durante la mostra collettiva alla Galleria Vigna Nuova.
Passiamo agli anni ’60, precisamente al 1963 con il primo nucleo del Gruppo 70, da cui nasce la Poesia Visiva italiana, qui rappresentato da Lucia Marcucci, a cui si aggiungerà Giuseppe Chiari (unico italiano aderente al movimento internazionale Fluxus). Intanto Riccardo Guarneri si orientava verso una ricerca del rapporto tra spazio e luce, indagando le forme geometriche, tema che arricchirà nei decenni successivi.

Una sezione della mostra è dedicata agli artisti che hanno attuato una riflessione all’interno della pittura figurativa, da Silvio Loffredo, allievo di Oscar Kokoschka e aderente per un periodo al Gruppo 70 di Poesia Visiva, fino ad arrivare a Sergio Scatizzi, che nell’ambito di una propensione informale, guida la gestualità del colore per arrivare a forme riconoscibili.

Una menzione a parte merita Antonio Bueno, sperimentatore accanito ed inquieto, portò avanti numerose ricerche in campo astratto, neometafisico, verista e visivo, accostandosi al già citato Gruppo 70, organizzò nel 1963 la prima mostra del monocromo in Italia insieme a Piero Manzoni e Paolo Scheggi; nelle memorie di De Chirico è annoverato tra i dieci maggiori pittori da lui conosciuti. Attorno alla fine degli anni Sessanta, maturò un nuovo ripensamento stilistico, che lo portò, con il riaffiorare della figurazione, a quei candidi e poetici volti che tutti conoscono, figure emblematiche che esprimono una purezza interiore che pochi grandi artisti hanno avuto.

Tra i numerosi artisti figurativi fiorentini abbiamo deciso di esporre Nino Tirinnanzi, l’artista che ha raccolto la lezione di Rosai e che negli anni è rimasto più vicino al Maestro con i suoi paesaggi e vicoli cittadini.

La mostra prosegue con l’enfant prodige dei futuristi fiorentini, Primo Conti, di cui abbiamo in mostra un ritratto sopraffino del 1986 e Roberto Barni, molto apprezzato dai musei di tutto il mondo, qui in mostra con un’opera del 1988 in cui è raffigurato l’uomo bendato, emblema e personaggio chiave dell’artista pistoiese.

Giuseppe Ciccia, anello di congiunzione tra arte astratta della metà del 900 e tendenze attuali, ha frequentato Primo Conti, ma nel 1973 l’incontro con Vinicio Berti ed Emilio Vedova contribuisce a incoraggiarlo maggiormente ad esercitare il suo impegno in una pittura che rifiuta la forma e l’interpretazione dei dati oggettivi della realtà.

Una sezione è dedicata alle proposte di artisti emergenti da noi selezionati che lavorano stabilmente a Firenze: Cecilia Chiavistelli, Leopoldo Innocenti e Riccardo Macinai o, come nel caso di Claudio Cionini, si dividono tra il capoluogo toscano e la città natale, in quanto il legame con questa città e l’influenza che ha avuto sulla sua formazione l’accademia prima e l’ambiente artistico fiorentino poi, lo rende un’artista legato alla tradizione figurativa, con ricerche sulla luce e atmosfere cittadine, ma anche legato alle metropoli mondiali oltre che nei soggetti, anche  nella ricerca personale sul progresso della società e sull’assenza reale di confini fisici tra di esse.