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Emilio Scanavino

Nato a Genova nel 1922, dopo il diploma al liceo artistico nel giugno del 1942, inaugurò la sua prima mostra personale alla Galleria Romano di Genova.
Dopo la fine della guerra, lavorò come disegnatore tecnico presso l’Amministrazione Comunale di Genova, impiego che abbandonò presto per dedicarsi completamente alla pittura.
Dopo essersi sposato nel 1946 con Giorgina Graglia, nel 1947 si recò per la prima volta a Parigi dove soggiornò per qualche tempo ed ebbe modo di incontrare poeti e artisti come Édouard Jaguer, Wols, Camille Bryen. L’esperienza parigina si rivelerà fondamentale nel suo percorso stilistico, in particolare per gli echi del post-cubismo che assimilò e interpretò in chiave personale fin dal 1948, quando espose alla Galleria Isola di Genova. In questo periodo prese uno studio a Milano e frequenta l’ambiente di Brera e i pittori che si incontravano al famoso Bar Jamaica. Qui conosce Fontana, Dova, Crippa, Dangelo, Manzoni, Dadamaino e tanti altri.
Nel 1950 espose alla XXV Biennale di Venezia. L’anno successivo, in occasione di una mostra personale alla Apollinaire Gallery, visse per qualche tempo a Londra, dove conobbe e frequentò Philip Martin, Eduardo Paolozzi, Graham Vivian Sutherland, Francis Bacon.
L’anno dopo, 1952, lavorò anche nella fabbrica di Ceramiche Mazzotti ad Albissola Marina, dove incontrò numerosi artisti e strinse amicizia con alcuni di loro, tra questi Lucio Fontana, Asger Jorn, Guillame Corneille, Roberto Sebastian Matta, Wifredo Lam, Giuseppe Capogrossi, Enrico Baj, Sergio Dangelo, Roberto Crippa, Gianni Dova, Agenore Fabbri, Aligi Sassu e altri.
Nel 1954 espose alla XXVII Biennale di Venezia e l’anno dopo ricevette il Premio Graziano. Nel 1956 le sue opere furono esposte, unitamente alle opere dell’artista americana Sarah Jackson, nella mostra This is Tomorrow alla Whitechapel Art Gallery di Londra.
Nel 1958 vinse il Premio Lissone e partecipò con una sala alla Biennale di Venezia, vinse il Premio Prampolini. Nello stesso anno firmò un contratto con la Galleria del Naviglio diretta dal grande gallerista Carlo Cardazzo con il quale intrattenne un importante rapporto di amicizia e di lavoro. Si trasferì con la famiglia a Milano. Partecipò inoltre insieme a Capogrossi, Crippa e Fontana all’esposizione 4 artistes spatialistes italiens, alla Galleria Kasper di Losanna.
Nel 1960 vinse il Premio Spoleto, il Premio Sassari, il Premio Valsesia e il Premio Lignano e venne invitato, con sala personale, alla XXX Biennale di Venezia.
Nel 1963 ricevette il Premio La Spezia e nello stesso anno una sua opera venne esposta alla mostra Contemporary Italian Paintings, allestita in alcune città australiane. Nel 1963-64 espose alla mostra Peintures italiennes d’aujourd’hui, organizzata in medio oriente e in nordafrica. Nel 1966 alla XXXIII Biennale di Venezia, dove espose nuovamente in una sala personale, vinse il Premio Pininfarina.
Partecipa nel 1967 a eventi internazionali come la rassegna curata da Palma Bucarelli Exhibition of Contemporary Italian Art presso il National Museum of Modern Art a Philadelphia ed è poi presente alla mostra Five from Milan. Exhibition of Painting and Sculptures by Bonfanti, Cappello, Nangeroni, Scanavino, Volpini, organizzata dalla Philadelphia Art Alliance. L’anno seguente trasferì il suo studio a Calice Ligure.
Nel 1970 ricevette il Gran Premio alla Biennale di Mentone. Il collezionista Franco Castelli, direttore de L’uomo e l’Arte, divenne suo amico nonché suo sostenitore. Nel 1971 subì una delicata operazione alla testa in seguito a una emorragia cerebrale, la guarigione diede l’avvio a una nuova fase creativa della sua pittura, l’abbandono della sperimentazione e il ritorno su percorsi più consueti.
Nel 1971 insieme allo scultore Alik Cavaliere per Biennale di San Paolo del Brasile, creò la grande opera Omaggio all’America Latina olio su tavola e tecnica mista, bronzo, alluminio, 480 x 285 x 130 cm. Non venne esposto perché citava i nomi di desaparecidos, in polemica con il regime militare allora al governo in Brasile. Oggi è esposto al Museo della Permanente di Milano. Tra il 1973 e il 1974 la Kunsthalle di Darmstadt presentò una sua vasta mostra antologica che, con alcune varianti, passò a Venezia a Palazzo Grassi e poi a Milano a palazzo Reale, nel 1974.
Nel 1982, nonostante il progressivo aggravarsi della malattia, continuò a lavorare e ad avere un’intensa attività espositiva in spazi pubblici e privati e nel 1986 venne invitato ad esporre alla Quadriennale di Roma. Morì a Milano il 28 novembre del 1986.

Sue opere si trovano in musei di tutto il mondo, tra cui Centre Pompidou a Parigi, Museum of Modern Art a San Francisco (USA), alla GAM di Torino, MART di Rovereto, MAMbo di Bologna, Museo della Permanente e Museo del Novecento di Milano.