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L’urlo del silenzio – Mostra personale di Giuseppe Ciccia

Un viaggio emozionale nell’arte di Giuseppe Ciccia

15 opere raccontano in una mostra monografica l’espressione vitale e l’attitudine alla sperimentazione nella pittura di libertà di Giuseppe Ciccia.

Vernissage giovedì 10 ottobre ore 18

La mostra, a cura della storica dell’arte Elisa Frego e del gallerista Niccolò Mannini, inaugurerà alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani e dell’Assessore Comunale al turismo, ambiente, fiere congressi, urbanistica, innovazione tecnologica Cecilia del Re.
Sarà presente l’artista.

Artista più volte accostato ai grandi maestri del contemporaneo, Giuseppe Ciccia di origine messinese ma di fiorentina Locandina mostra con quadro astratto di sfondoadozione, è da sempre dedito alla ricerca e sperimentazione artistica in differenti ambiti: dalla pittura alla ceramica, dalla fotografia al teatro fino al cinema, Giuseppe Ciccia ha espresso nel corso della sua carriera il proprio essere artista a 360° attraverso diverse arti più o meno performative e differenti medium espressivi.

L’eredità artistica dei maestri che hanno lasciato il segno nella pittura del ‘900 – tra gli artisti conosciuti ricordiamo Emilio Vedova, Vinicio Berti, Primo Conti – e la spinta alla sperimentazione, portano Giuseppe Ciccia a esternare la sua vitalità soprattutto attraverso l’arte pittorica. Pennellate dai colori forti e brillanti ottenute tramite una gestualità esplosiva compongono in segni non casuali dinamismi e articolazioni spaziali. Pennellate decise che non rinunciano mai a fare emergere luce e ombra e uno stato di positività cheDipinto astratto con colori primari contrasta il concetto di negatività delle situazioni della vita. Violente e energiche le pennellate si sovrappongono nella creazione di opere polimateriche: Giuseppe Ciccia attinge nell’uso materico dall’arte povera dando così significato a semplici brani di iuta, tela e altri materiali fittili in una composizione stratigrafica di colori o di costruzioni monocrome dal colore plumbeo realizzando opere polimateriche astratte, vive e di grande fascino. Un gesto dettato dall’emozione unito alla presenza dei materiali fittili che creano opere di concreta tangibilità che esprimono una forte energia emozionale e dove l’elemento del segno curvo rievoca sempre il concetto di pittura di libertà. Colore e energia sono la costante della produzione di Giuseppe Ciccia degli ultimi anni che ancora esprime vitalità ed entusiasmo artistico nella costruzione dell’opera passo dopo passo.

“Giuseppe Ciccia” come ricorda Eugenio Giani Presidente del Consiglio della Regione Toscana, ” È un artista che emoziona, un artista che attraverso la propria gestualità porta con forza il concetto di vitalità e emozione sulla tela rappresentando, come dice il titolo della mostra, un urlo di gioia proprio grazie all’uso del colore acceso che idealmente rappresenta l’allontanamento dalla negatività nelle situazioni della vita umana. L’artista in questa mostra ci chiede di ascoltare questo urlo che emerge dalla tela silenziosa e di osservare questo lavoro concettuale che caratterizza il suo lavoro nel panorama dell’arte contemporanea a Firenze e in Toscana”

Elisa Frego

“La storia italiana dell’astrazione degli ultimi 40 anni, a cavallo tra il secolo appena passato e quello che stiamo attraversando, trova in Giuseppe Ciccia un artista di vigoroso talento e di preziosa ricerca. La sua estrema capacità di sintesi nel segno, congiunta ad una vitalità gestuale che può apparire giovanile eppure è estremamente matura e consapevole, lo rende pittore la cui febbrile inquietudine espressiva ben testimonia l’altezza e la krisis del linguaggio astratto.

Guardando le sue opere, entriamo nel cuore di uno dei dilemmi dell’arte novecentesca e attuale, ovvero: l’astrattismo, che non è un movimento nato da un chiaro manifesto di riferimento, ma che è stato indubitabilmente la lingua che ha contraddistinto il Novecento, può rinnovarsi indefinitivamente oppure, come il figurativo, arriva ad un punto di paralisi e di recessione tale per cui rischia di illanguidirsi, di farsi spenta maniera e di involversi fino a perire? Questa è la grande questione che Ciccia testimonia e rinnova con le sue opere, alcune delle quali da leggere e osservare anche nel lavorìo del retro: l’astrazione è un linguaggio universale, ma saprà sempre essere nuovo a sé stesso anche nei secoli futuri, a prescindere dalla figurazione a cui, quasi, si oppone?Artista in posa

La sintesi del segno, la linea che si fa rapida, i colori che diventano primari, senza mediazioni di sfumature, spinte centripete e centrifughe, il totale distacco da ogni oggetto figurato, come se non ci fosse più diretta corrispondenza tra il visibile della realtà agli occhi e il rappresentato sulla tela, rendono Giuseppe Ciccia un artista immediatamente riconoscibile per autonomia di stile, tratto cromatico imperioso e maturità di pennello, come lo sono alcuni suoi diretti o indiretti padri, nell’informale europeo e americano, Franz Kline, Georges Mathieu, e qui da noi Emilio Vedova o, diversissimo ma contiguo anche geograficamente, Vinicio Berti. Le sue opere, soprattutto quelle di grandi dimensioni, chiamano lo spettatore – quasi lo invocano – ad una partecipazione quasi fisica.

Questa e molte altre sono le questioni che ribollono sotto il tessuto espressivo così vibrante di Ciccia, e per tutte queste, dalla prima all’ultima, gli siamo profondamente grati.”

Luca Nannipieri

Per maggiori info sull’artista: https://galleriafonderia.com/giuseppe-ciccia/